Esiste una sedia che osservandola potrebbe apparire vecchia e tutt’altro che vecchia, in realtà può essere considerata un oggetto di estremo valore.
La passione per l’arredamento vintage può essere comune a molti, al punto tale che c’è chi sceglie appositamente di allestire i locali della propria casa con una serie di elementi che sono chiaramente tipici di qualche decennio fa. Questo non rende necessariamente gli ambienti “antichi”, ma può far pensare di avere fatto un salto indietro nel tempo che può risultare davvero affascinante.
Insomma, non è detto che tutto quello che ha queste caratteristiche possa essere considerato da buttare, anzi con il trascorrere degli anni può assumere ancora più valore. Questo ragionamento potrebbe essere valido anche con per oggetto che non manca praticamente mai, sia n cucina sia in soggiorno, ovvero la sedia, usata quando ci si mette a un tavolo per mangiare e non solo.
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Non buttare questa sedia vecchia: ecco perché
Chi ha la volontà di puntare volontariamente su un arredamento vintage potrebbe essere interessato non solo a recarsi nei negozi di settore, ma anche a guardarsi intorno in mercatini specializzati o rivolgendosi ad amici e parenti che possono avere qualcosa che possono ritenere non più utile. Questo può esser utile anche per ridare nuova vita a qualcosa che inevitabilmente sarebbe stato gettato.
Un’operazione come questa potrebbe portare a scoprire qualcosa che potrebbe non attirarci minimamente ma che in realtà dovremmo guardare con occhi diversi. E’ il caso di una sedia che potremmo considerare brutta da vedere, ma che è considerata un vero oggetto di design. Il riferimento è alla sedia progettata da Giò Ponti, decisamente lineare e semplice, ma che si distingue per una caratteristica particolare e non ritrovabile in altre: è talmente leggera da essere sollevata con un solo dito.
Una vera opera d’arte
Non è certamente eccessivo definire la sedia di Già Ponti un pezzo di storia, visto che la fase di progettazione è iniziata addirittura nel 1955, per poi dare il via due anni dopo alla produzione, a opera dell’azienda italiana Cassina. Caratteristiche che non possono che rendere questo gioiellino un vanto per l’Italia, che nessuno è stato in grado di replicare. L’artista aveva decisamente le idee chiare: realizzare un modello leggero, ma che fosse allo stesso tempo robusto e senza troppi fronzoli. Il tutto con costi che fossero accessibili per tutti, altro aspetto di non poco conto.
Non sorprende osservandola da vicino la sua definizione di “sedia-sedia”, ovvero qualcosa che servisse per sedersi e stare in posizione eretta, senza fronzoli di alcun tipo, che non sono poi così necessari.
Oggi è uno dei prodotti di design più importanti del XX secolo, non a caso è stato inserito nei prodotti della collezione permanente del Triennale Design Museum. Tra i motivi di vanto c’è stato il suo inserimento nel IV Compasso d’Oro, premio che non ha però conquistato, oltre a essere parte dell’ADI Design Index.
Perché è speciale
Vedere la sedia di Giò Ponti da ritenere difficile sia così particolare e degna di nota al punto di essere considerata un oggetto raro, e invece è esattamente così. Innanzitutto si deve considerare il suo peso, solo 1,7 kg, con una sezione triangolare per le gambe di soli 18 millimetri e lo schienale ergonomico, perfetto per non danneggiare la schiena.

In origine il sedile era realizzato in canna d’India, ma chi la vuole acquistare attualmente può trovare e apprezzare quella imbottita, che tanti ritengono ancora più comoda. Per quanto riguarda invece lo schienale, si è scelto il legno di frassino, uno dei legni più resistenti, anche se ne esistono comunque diverse varianti arrivate sul mercato negli anni successivi.
Da sottolineare inoltre la cura dei dettagli, che ha portato l’artista a pensare di realizzare a mano tutte le componenti in legno, così da rendere ogni esemplare davvero unico.